Paul Verlaine

Paul Verlaine (1844-1896), poeta e amante di Rimbaud
Paul Verlaine (1844-1896), poeta e amante di Rimbaud

I poeti maledetti. Arthur Rimbaud «1884»

 

Félix Fénéon ha detto, parlando come si conviene delle Illuminazioni di Arthur Rimbaud, che erano fuori da ogni letteratura e probabilmente al di sopra. Si potrebbe applicare questo giudizio al resto dell'opera, Poesie e Una stagione all'inferno. Si potrebbe anche riprendere la frase per mettere l'uomo, in un certo senso, fuori dall'umanità e la sua vita fuori e sopra la vita comune. Tanto l'opera è gigantesca, tanto l'uomo si è fatto libero, tanto la vita passò fiera, così fiera da non avere più notizie e non sapere se continui ancora. Il tutto semplice come una foresta vergine e bello come una tigre. Con sorrisi e cortesie simili!
Arthur Rimbaud nacque a Charleville (Ardenne), nel 1855. La sua infanzia fu straordinariamente birbona. Un po' campagnola, stipata di letture e di enormi passeggiate che erano avventure, passeggiate e letture. Esterno alla scuola media della sua città natale diventata poi liceo, la Mosa affascinante dei dintorni e selvaggia delle vicinanze: grazioso prospetto della Capriola e bel bosco delle Havetières, la frontiera belga dove quel tabacco che Thomas Philippe (Phlippe, come si pronuncia secondo madame Pernelle: «Andiamo, Plippotte, andiamo!...» in tutte quelle zone) per niente o quasi alla faccia di

 

Quelli che dicono: Accidenti! Quelli che dicono: Un corno!*

 

e il péquet di quelle locande! l'ebbero troppo, senza che i suoi studi meravigliosi ne abbiano risentito minimamente, perché pochi sono istruiti come quell'ex scolaro che marinava la scuola. Verso i quindici anni, Parigi lo vide per due o tre giorni errare senza meta. Nel 1870-71, percorreva l'est della Francia in fiamme e, raccontava volentieri più tardi, Villers-Cotterêts e la sua foresta con le galoppate degli ulani sotto lune di Raffet. Ritorno a Parigi durante la Comune e qualche permanenza alla caserma del Château d'Eau, tra vaghi Vendicatori di Flourens (Florence, cinguettavano quegli efebi in cintura bianca). - Interdum la gendarmeria dipartimentale aveva avuto attenzioni e, quei bravi sbirri della Capitale, carezze per quel giovanissimo e colossale Glatigny, provvisto di ancor meno carte del nostro povero ma caro amico, che però non ne morì affatto. - Ma non fu che nell'ottobre 187159 che approdò e prese contatti nella città di Villon. Nel suo primo viaggio aveva sgomentato l'ingenuo André Gill. Questa volta entusiasmò Cros, incantò Cabaner, inquietò e affascinò tanti altri, spaventò un gran numero di imbecilli, rattristando anche, dicono, famiglie che ci assicurano essersi in seguito rimesse a posto completamente. È di quell'epoca che datano le poesie: Les Effarés, Les Assis, Les Chercheuses de poux, Voyelles, Oraison du soir e Le Bateau ivre, citate nella prima serie dei "Poètes maudits"; Premières communions, pubblicate da "La Vogue"; Tète de faune e Le Coeur volé, date per la seconda serie non ancora pubblicata dei "Poètes maudits" (Pauvre Lélian - "La Vogue"), e numerose altre poesie,** di cui troppe, ahimè, furono confiscate, per dirlo educatamente, da una mano che non c'entrava per niente come non c'entrava in un manoscritto in prosa che rimpiangeremo per sempre e con quelle gettato, chissà perché, in quale? e quale! paniere astioso. [Verlaine si riferisce al poema La Chasse Spirituelle, che sembra andato perduto per sempre.]
Bene, vi furono pareri discordi su Rimbaud, uomo e poeta. Alcuni gridarono a questo e a quell'altro; uno spiritoso è arrivato persino a dire: «Ma è il Diavolo!». Non era né il Diavolo né Dio, era Arthur Rimbaud, ovvero un grandissimo poeta, assolutamente originale, di un gusto unico, linguista prodigioso, - un ragazzo non come tutti gli altri, no di certo!, ma pulito, quadrato senza la minima malizia e con tutta la sottigliezza, lui che han voluto travestire da lupo mannaro, di chi ha la vita tutta in avanti nella luce e nella forza, bella di logica e di unità come la sua opera, e sembra contenere - tra queste due divine poesie in prosa tratte da quel puro capolavoro, fiamma e cristallo! - fiumi e fiori e grandi voci di bronzo e oro: le llluminazioni.

 

ALBA
Ho abbracciato l'alba d'estate.
Nulla si muoveva ancora sulla fronte dei palazzi. L'acqua era morta. I campi d'ombra non lasciavano la strada del bosco. Ho camminato, destando aliti vivi e tiepidi e le gemme guardarono, e le ali si levarono senza rumore. La prima impresa fu, nel sentiero già colmo di freschi e lividi lampi, un fiore che mi disse il suo nome. Risi al wasserfall che si scapigliò tra gli abeti: dalla cima argentata riconobbi la dea.
Allora tolsi a uno a uno i veli. Sul viale, agitando le braccia. Per la pianura, dove l'ho denunciata al gallo. Nella grande città fuggiva tra i campanili e le cupole e io, correndo come un mendicante sui lungofiumi di marmo, la inseguivo.
In cima alla strada, vicino a un bosco di lauri, l'ho avvolta nei suoi veli raccolti, e ho sentito un po' il suo immenso corpo. L'alba e il fanciullo caddero giù nel bosco. Al risveglio era mezzogiorno.

 

VEGLIE
E il riposo illuminato né febbre né languore, sul letto o
sopra il prato.
È l'amico né ardente né debole. L'amico.
E l'amata né tormentosa né tormentata. L'amata.
L'aria e il mondo per nulla cercati. La vita.
- Era dunque questo?
E il sogno rinfresca.

 

Luglio 1872, viaggio e sosta in Belgio, Bruxelles piuttosto. Incontro con alcuni francesi, tra cui Georges Cavalle detto Pipa-di-Legno, stupiti. Settembre stesso anno, traversata per Londra dove vita calma, vagabondaggi e lezioni, frequentazione di Eugène Vermersch. Luglio 1873, incidente a Bruxelles: ferita lieve da revolver mal puntato; Parigi iterum per poco tempo e poca gente; di nuovo a Londra, qualche noia, un po' d'ospedale. Partenza per la Germania. Lo vedono nel febbraio 1875, molto corretto, frugare nelle biblioteche, in piena febbre «filomatica», come diceva, a Stoccarda, dove il manoscritto delle Illuminations fu consegnato a qualcuno che ne ebbe cura. Un altro libro era stato pubblicato nel 1873 a Bruxelles, Une saison en enfer, sorta di prodigiosa autobiografia psicologica, scritta in quella prosa di diamante che è sua proprietà esclusiva. Dal 1876, quando l'Italia è percorsa e l'italiano conquistato, come l'inglese, come il tedesco, si perdono un po' le tracce. Progetti per la Russia, un contrattempo a Vienna (Austria), qualche mese in Francia, da Arras a Douai a Marsiglia, e verso il Senegal cullato da un naufragio, poi l'Olanda, 1879-80, visto scaricare carri di messi in una fattoria della madre, «tra Attigny e Vouziers, e misurare le strade magre con le sue gambe senza rivali. Suo padre, ex ufficiale dell'esecito, morto all'epoca, gli lasciava due sorelle, di cui una è morta, e un fratello maggiore. Poi hanno detto morto anche lui senza che vi fosse niente di certo. Tant'è vero che in data 1885, lo si sapeva ad Aclen, perseguendo lì, per suo diletto, cure di giganteschi lavori d'ingegneria inaugurati poco prima a Cipro, e l'anno seguente, che è dunque il penultimo, le informazioni più rassicuranti abbondavano.
Ecco a grandi linee un'esistenza più che movimentata. Poca passione, come direbbe Ohnet, si inserisce nella piuttosto intellettuale e casta odissea. Forse qualche vedova molto civile in una qualche Milano, una londinese, rara se non unica - tutto qui. Del resto che importa? Opera e vita sono superbe così come sono nel loro indicibilmente fiero pendent interrupta.
Non fidarsi troppo dei ritratti che abbiamo di Rimbaud, compresa la caricatura qui accanto, per divertente e artistica che sia. Rimbaud all'età di 16-17 anni, quella in cui ha fatto i versi e la prosa che sappiamo, era più bello - e molto bello - che brutto, come attesta il ritratto di Fantin nel suo Coin de table che è a Manchester. Una specie di dolcezza splendeva e sorrideva in quei crudeli occhi celeste chiaro e su quella forte bocca rossa dalla piega amara: misticismo e sensualità e quali! Si forniranno un giorno somiglianze finalmente simili.
Quanto al sonetto delle Vocali, è pubblicato qui sotto solo a causa della sua giusta celebrità e per spiegare la caricatura. L'intensa bellezza di questo capolavoro lo dispensa, ai miei umili occhi, da un'esattezza teorica di cui penso che l'estremamente spiritoso Rimbaud si infischiasse probabilmente non poco. Dico questo per Rene Ghil che spinge forse le cose troppo lontano quando s'indigna letteralmente contro questa «U verde» in cui non vedo, io pubblico, che i tre superbi versi «U cicli, etc.».
Ghil, mio caro amico, fino a un certo punto io sono vostro grandissimo partigiano, ma, di grazia, non corriamo più in fretta dei violini, e non prestiamoci al riso della gente più di quanto ci convenga.
A prestissimo una bella edizione più completa possi¬bile delle opere di Arthur Rimbaud.


VOCALI

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu, vocali,

Un giorno dirò le vostre nascite latenti:

A, nero corsetto vello di mosche lucenti

Che ronzano intorno a fetori crudeli,

 

Golfi d'ombra; E, candore di vapori e tende,

Lance di ghiacciai fieri, re bianchi, fremiti di umbelle;

I, porpore, sputo di sangue, risa di labbra belle

Nella collera o nell'ebbrezza penitente;

 

U, cicli, vibrazioni divine di viridi mari,
Pace di animali al pascolo, pace delle rughe
Che l'alchimia imprime alle ampie fronti studiose;
O Tromba suprema di strani stridori colma,

Silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi:

- O l'Omega, raggio violetto dei Suoi Occhi!

 

 

 

 

 

 

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* Primo verso dei Douanim, una delle poesie «confiscate» di cui parleremo.
** Les Mains de Jeanne Marie, Accroupissements, Les Veilleurs, Les Pauvres a l'église, Sceur de charité, Les Douaniers, questi sono i titoli di ciò che si teme molto non poter mai vedere uscire dall'abisso d'incompetenza in cui giacciono tuttora.

Arthur Rimbaud in un disegno di  Paul Verlaine (1872)
Arthur Rimbaud in un disegno di Paul Verlaine (1872)


Prima edizione di "Una Stagione all'Inferno" (1873). Ed. Poot & C.
Prima edizione di "Una Stagione all'Inferno" (1873). Ed. Poot & C.


Rimbaud diciassettenne ritratto da Henri-Fantin Latour (1872)
Rimbaud diciassettenne ritratto da Henri-Fantin Latour (1872)
R. alla prima comunione (1866)
R. alla prima comunione (1866)
Rimbaud in Africa (1883)
Rimbaud in Africa (1883)