Claudia Ruggeri,
poetessa salentina, nasce a Napoli il 27 agosto 1967. Sin da bambina scrive filastrocche e poesie e mostra una propensione straordinaria verso la lirica. L’esordio pubblico di C. Ruggeri, con un
cappello rosso e un vestito largo e nero, avviene durante un reading alla festa dell’Unità di Lecce nel 1985, davanti a un pubblico sbalordito. Negli anni Ottanta è considerata da molti come una
voce più promettenti e rivoluzionarie della nuova poesia italiana. Muore suicida a 29 anni nell'ottobre del 1996, lanciandosi dal balcone di casa sua, a Lecce. La sua poesia ermetica, onirica,
colta e teatrale, etichettata come barocca «in un complesso filone avanguardistico sperimentale» (Donato Valli), risente notevolmente di numerosi modelli letterari: Dante Alighieri, Gabriele
D’Annunzio, Umberto Saba, Dino Campana, il teatro (in particolare la tradizione anglosassone da Shakespeare a Beckett), Herman Melville, e i contemporanei Dario Bellezza, Andrea Zanzotto e Franco
Fortini, con cui sviluppa un intenso dialogo epistolare. La sua opera Inferno minore verrà pubblicata nel dicembre del 1996 sulla rivista 'L’incantiere', due mesi dopo la sua prematura e
tragica scomparsa. Quella di Claudia Ruggeri, anima tormentata, «rimane un esempio unico di poesia, una poesia “ingioiellata” come
diceva Fortini, ma inedita. Una poesia colma di citazioni e rimandi, “aulika” fatta di amorevole saccheggio, poesia fatta di sangue e carne. La poesia di Claudia sorprende il lettore, lo
meraviglia, per l’uso spregiudicato del dialetto, dei modi di dire, delle citazioni colte, della frasi fatte, delle parole inventate, degli arcaismi e delle parole straniere. Stupisce ancora di
più se si immagina l’origine e l’indirizzo delle sue poesie, stupisce tutti, Claudia, poetessa della meraviglia.» (Mario
Desiati)