Dino Campana nacque a Marradi, in provincia di Firenze, a quindici anni venne iscritto alla prima classe del liceo statale Torricelli di Faenza, ma cominciò ben presto a manifestare una certa instabilità caratteriale. Nel 1903 superò come privatista gli esami alla terza liceo nell'Istituto Massimo D'Azeglio di Torino e studiò al collegio Bresso di Carmagnola. Poi decise d'iscriversi alla facoltà di Chimica pura di Bologna, quindi partì per l'Ucraina, giunse a Odessa e fece il venditore di stelle filanti nelle fiere, al seguito di una tribù di zingari. A gennaio del 1904 tornò in patria, affamato, la barba incolta, dormì una notte sotto la neve e il giorno dopo raggiunse Marradi a piedi. S'iscrisse a Chimica farmaceutica a Firenze e nel 1905 si trasferì a Bologna. L'anno successivo partì per Domodossola, e di lì probabilmente proseguì a piedi per il Gottardo iniziando a vagabondare per la Svizzera e la Francia. Il 5 settembre venne internato nel manicomio di Imola su richiesta del padre, il 31 ottobre fu dimesso. Nel 1907 è frequentò il quarto anno di Chimica pura a Bologna, il 2 settembre gli venne rifiutato il passaporto per l'estero, ma nel 1908 riuscì a partire per l'Argentina e l'Uruguay, dove lavorò come bracciante. Dino Campana dava segni di squilibrio sempre più evidenti. Nel marzo 1909 fu arrestato a Marradi e ricoverato provvisoriamente presso il manicomio di Firenze, a settembre ricoverato d'urgenza per un ascesso al piede all'ospedale di Livorno, nel febbraio 1910 dichiarato alienato nel manicomio di Tournay (Belgio) e a giugno, infine, fu rimpatriato. L'anno seguente chiese il passaporto per lavorare in Germania, fu più volte rispedito dalla pubblica sicurezza di Genova a Marradi con foglio di via. Nel 1912 la rivista "Il Papiro" degli studenti bolognesi gli pubblicò alcune poesie fra cui La chimera . Il 26 dicembre scoppiò in una violenta crisi di rabbia. Nel 1913 si trasferì all'università di Genova, a marzo lo arrestarono obbligandolo a tornare a Marradi. A settembre venne arrestato a Babbiena e riaccompagnato ancora una volta a Marradi. Nell'autunno di quello stesso anno portò a Firenze il manoscritto de Il più lungo giorno per consegnarlo agli scrittori Soffici e Papini. Nel 1914 cominciò il suo carteggio con diversi intellettuali, richiese il manoscritto indietro ma Soffici l'aveva smarrito. Campana non si perse d'animo: lo riscrisse a memoria e lo portò a stampare presso una tipografia di Marradi intitolandolo i Canti orfici , una raccolta di versi e prose dalle immagini fortemente oniriche e visionarie, che risentivano della lettura di Rimbaud, Whitman, Nietzsche e dei futuristi. Il libro, che attestava l'identificazione di Campana col mito di Orfeo, era dedicato al kaiser Guglielmo II. Nel 1915 Campana riprese a girovagare per Torino, Domodossola e Ginevra, dove lavorò presso il Comitato delle Società Italiane. Allo scoppio della guerra si presentò come volontario ma venne riformato. Nel maggio del 1916 fu arrestato a Livorno come sospetta spia e subito rilasciato. Quell'estate conobbe la scrittrice Sibilla Aleramo con cui instaurò una tumultuosa relazione sentimantale. L'11 settembre 1917 venne arrestato a Novara e poi scarcerato per intervento della Aleramo, gli amici di quest'ultima tuttavia la invitarono vivamente a troncare la relazione col "poeta pazzo". All'inizio del 1918 Dino Campana venne riformato definitivamente, inviato all'Istituto fiorentino per le malattie mentali e quindi internato nel manicomio di Castel Pulci. Vi morirà il 1° marzo 1932, a quarantuno anni, alternando momenti di annebbiamento mentale a momenti di sorprendente lucidità.